Può capitare di doversi immettere sulla Casilina, nell’ora di punta, da una stradina laterale senza semaforo né diritto di precedenza! Magari verso le 16.30. Quando si è appena formato quel lento rettilone che scorrerà ininterrotto per 3-4 ore.
Ma la regola c’è: devi dare precedenza, e affrontare l’incrocio SOLO quando non sopraggiungano veicoli sulla strada principale.
Che regola è mai questa, che mi obbliga a stare fermo tutto il pomeriggio a un crocicchio, in attesa del diradarsi notturno dei veicoli?
Beh, è di quelle regole facilone e pressappochiste che esistono in tutti i paesi del mondo, in nessuno dei quali determinano una nostra reale permanenza all’incrocio. Il problema è che non possono essere definite in modo più vincolante, perché si riferiscono a obblighi che debbono essere considerati flessibili a seconda dei contesti, i quali sono troppi per essere normati tutti esplicitamente.
L’ipercodifica danneggerebbe l’intellegibilità del codice, e farebbe quindi più danni dell’ipocodifica.
Tutto bene, quindi, almeno finché qualcuno non si ingegni per sfruttare questo bug dei sistemi di regole.
E se un vigile ti si piazza all’incrocio suddetto, di nascosto? Non hai alcun appiglio nel codice, come già detto: se ti arriva una multa perché sei passato “sebbene altri veicoli con diritto di precedenza si apprestassero all’incrocio” non puoi fare niente.
O meglio, sei soggetto ai rigori della legge pur avendo ragione.
Può dunque capitarti di includere in itinerario cittadine spiantate (quasi tutte) le cui Amministrazioni si finanzino ormai prevalentemente con agguati della stradale ai pirati notturni dei 55 all’ora. “Le regole…”
Può succedere anche che qualcuno si metta di punta a comminarti multe ogni volta che scarichi il furgone, solo per provare a fugare l’imbarazzo eventuale di avere prima o poi un genero che scrive in ideogrammi. “Le regole sono uguali per tutti! Protesti? Allora è vero che non volete sottostare alle regole occidentali!”. Il cappio delle regole è disegnato per stringersi da solo intorno alla gola dei malcapitati.
Succede (in Italia molto più spesso che altrove) di trovarsi a fronteggiare l’arroganza di chi brandisce questa zona d’ombra delle regole come minaccia o rappresaglia. Gli italiani sono usi a darsi reciprocamente del “buffone” senza ulteriori complicanze, fino a che non incappano nei legali dei bucanieri delle regole.
Ancora più frequente è l’applicazione selettiva di questo tipo di regole sottocodificate come giustificazione per azioni che hanno altre (più o meno lecite) motivazioni. Un editore può così decidere legittimamente di chiudere il tuo blog personale ospitato dalla sua piattaforma in effetto del riscontro di infrazioni alle regole di Netiquette (da leggere l’ottimo riassunto di Vittorio). Per fortuna, in questo caso l’operazione è stata pubblica, e La Stampa si è esposta liberamente al giudizio di chi pensa (come il sottoscritto) che il suo uso dissennato delle regole nascondesse in realtà una censura sui contenuti, peraltro francamente evitabile.