Andrea Martines - Blog (2006-2013)

Migliorismo grillino

12 settembre 2007

Tra le leggi di iniziativa popolare promosse da Grillo nel V-day la più benignamente accolta dai corsivisti è quella che comporterebbe l’ineleggibilità in parlamento dei condannati. Certo, con problemi accessori: includervi gli imputati in attesa di giudizio finale equivale a consegnare le chiavi della politica italiana alla magistratura; se li si esclude, le si consegnano invece agli avvocati dilazionisti (che ormai la strategia difensiva più efficace è la facile ricerca della prescrizione).

L’iniziativa di Grillo muove da un call for ideas lanciato nel suo post “Reset” dello scorso anno. Sono ancora convinto che la soluzione che proposi nei commenti sia migliore di quella finale adottata. La ripropongo qui sotto, perché al tempo questo blog non esisteva (che qui si è appena nati, e il tempo non passa mai). E’ un tantino più “celoduroancheasinistrista” dell’altra, coinvolgendo non solo l’eleggibilità ma anche il diritto di voto. Ma qui, se non si fosse ancora capito, la priorità è l’efficacia delle soluzioni, non la decodifica del loro DNA politico.
Tu chiamala, se vuoi, eugenetica democratica.

Propongo di cominciare a definire degli strumenti legislativi per riformare gli istituti dell’eleggibilità e dell’accesso ad incarichi pubblici, nonché del mantenimento del diritto di voto.
Si potrebbe chiamare un PATTO DI PARTECIPAZIONE CIVILE, che subordini questi diritti al mantenimento di un comportamento adeguato rispetto al relativo diritto e, più in generale, alla convivenza civile in uno stato ordinato da regole.
Attualmente l’interdizione (temporanea o permanente) dai pubblici uffici è relativa solo al penale, è erogata come pena “accessoria” e soprattutto è legata semplicemente al numero di anni della pena, senza alcun riferimento al merito del tipo di reato.
Vi propongo invece, in estrema sintesi, di:
1) Individuare in dettaglio tutti gli illeciti civili e i reati penali che configurino danni specifici al funzionamento dello stato, o che evidenzino incompatibilità etiche con uno o più dei suddetti diritti di partecipazione. Truffa, peculato, corruzione, concussione, falso in bilancio, aggiotaggio, associazione a delinquere o sovversiva o mafiosa (e loro appoggio esterno), reati verso la pubblica amministrazione… Ma anche evasione fiscale, falso in atto pubblico, omissione d’atti d’ufficio, incitazione a delinquere…
2) Per questo insieme di illeciti e reati, proporre una riforma dei codici che preveda specifiche restrizioni (naturalmente pesate a seconda della gravità, e per lo più temporanee) ai suddetti diritti di partecipazione, come effetto di accertamento o condanna definitiva. Si può anche conservare la nozione di “pene accessorie”, ma l’importante è che, una volta accertati i comportamenti, vengano inderogabilmente applicate, escludendole quindi dagli istituti della prescrizione, della condizionale, di sconti di pena e indulti.

Un’iniziativa legislativa del genere porrebbe le basi anche per un rinnovamento concreto della classe dirigente, ma soprattutto affiderebbe ai cittadini la responsabilità di far corrispondere gli opportuni comportamenti ai diritti civili goduti. Cominciando ad emarginare dalla partecipazione alla società civile la parte di popolazione che ancora fa della disonestà un vanto.

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