Andrea Martines - Blog (2006-2013)

Chi non parla con me, pesto lo colga!

02 maggio 2007

Venuto proprio bene, lo ZenaCamp: atmosfera solare, organizzazione marziana, buona affluenza venerea. Logistica un po’ plutonica all’inizio, tra caldo e folla, ma compensata dalla splendida collocazione del Palazzo Ducale, che già conoscevo.

Ho presenziato a qualche curiosa non-conferenza e instaurato molte non-conversazioni.
Perché non aspettatevi di riuscire a mettere a fuoco conversazioni strutturate e conseguenti lì dentro: dal mio angolo di visuale, la blogosfera italiana è un luogo fervente di conversazioni partecipate e interessanti, che si eclissano solo in corrispondenza dei Camp (e, parzialmente, nei suoi dintorni temporali per quel certo alone di autoreferenzialità che pervade le discussioni). Il pianeta BarCamp proietta un cono d’ombra sulla blogosfera.

Per me, in particolare, che sono lento nel recepire idee e metodico nell’elaborarle, la conversazione accidentale e distratta in luoghi affollati non è molto fruttifera. In genere solo tempo dopo mi accorgo di spunti raccolti lì che hanno inaspettatamente gemmato. Questo è ancora il mio post “a caldo”, figuratevi.

Primo presagio di socialità distorta al bancone del bar scendendo verso palazzo: con la scusa del tempo un indigeno cordialmente offremi di accompagnarlo in viaggio agli antipodi, a Sidney, che “là te la danno”, declinato gentilmente perché tutto sommato talvolta anche qua.
Come questa premessa abbia in qualche modo stabilito il mio mood della giornata l’ha colto perfettamente Alberto, immortalando il mio attonimento.

Dentro, saluto una ventina di facce conosciute, annetto qualche mio peculiare sproloquio autistico, si discetta angelicamente sugli assenti (bene sui santi, male sui profeti) e mi getto sulla focaccia. Poche ma soddisfacenti lunghe conversazioni, specie con Luca Mascaro, in attesa di essere interrotti da qualche telecamera vagante (qui urgerebbe già un link, ma figuriamoci, qualche videasta è in ritardo di 3 camp ormai!). Come è d’uopo, cazzeggio in ordine sparso con la pattuglia consolidata dei romani.

Cerco le 21 differenze fra il bell’intervento di Dadda sugli oggetti inusabili e la sua identica presentazione in Confindustria giorni prima, che avevo visto online. Qui è molto più partecipata, forse anche perché, come giustamente il prof Epifani mi faceva notare, capace che quegli oggetti li avevano fatti proprio gli spettatori in platea di Confindustria!

A ben vedere, l’affinità sbandierata tra gli interventi concatenati di Mitì (il blog come scrigno della memoria) e di Tambu (su alcuni blog di novantenni) è convertibile al contrario in irriducibile alterità: più ci allontaniamo dall’evento vissuto e più il suo ricordo sfuma in una deriva narrativa, che altera i contorni del fatto per farlo rientrare in una ratio retrospettiva. Insomma, forse non c’è niente di più lontano dalla funzione di conservazione della memoria del blog geriatrico aperto, tenuto e stimolato dai bisnipoti degli ottuagenari.

Giù a pranzo gridiamo “bacio, bacio” al passaggio degli sposi, poi entro con alcuni (Tommaso, Alberto e una tipa simpatica di Tiscali troppo dedita al lavoro) e finisco al tavolo con altri. Mi scuso con Antonio (che avevo inopinatamente chiamato Davide). C‘è qualcosa di allucinogeno nelle cibarie, stavolta. Alessio Iacona si ricorda di quando ero etoile all’Opera, io mi ricordo quando lui era a Samarcanda. Sofi chiama me “maestro”!
Ritorno del rimosso con Sonetti ed Elena, di quando trascorrevo sere intere a Trastevere a chiacchierare in endecasillabi. La seduta prosegue in piedi al bar con Tiziana: lei è riuscita infine a fondere i due coté, l’umanistico e il tecnologico, io li ho incrociati in tutti i modi possibili e sono ancora separati in casa. Mah!

Nel pomeriggio tante belle menti provano ingegnosamente a infilare il pezzo quadrato nel buco rotondo, dando sempre l’impressione che, con appena un altro sforzo…

Luca punta a un modello di riduzione della complessità (senza degradazione di qualità) nella progettazione centrata sugli utenti, perché il modello di perpetual beta non va bene per tanti progetti, ad esempio le intranet. Purtroppo non ho scorciatoie pronte. Con l’esperienza di qualche intranet alle spalle (tra cui TIM e INPS), a me basterebbe semplicemente una percentuale non marginale dell’adozione di strategie UXD nell’Information Technology italiana.

Fabio introduce al coworking (no, non c’entrano le mucche), che nel suo brainstorming assume l’identità di una sorta di ibrido tra l’office rental e il centro sociale 2.0, che io, in assenza di valley, battezzo Silicon House. Interessante, ma serve una massa critica di addetti ai lavori che condividano i nostri interessi, e a Roma non credo ci sia ancora. Se ne riparlerà. Intanto, apprendo dell’esistenza del VentureCamp, vediamo cosa ne esce.

Nicola ragiona intorno a una possibile metafora di democrazia 2.0, suscitando le perplessità di Gaspar, secondo cui quelle ardite speculazioni non sono affatto aderenti alla nostra consuetudine politica. Effettivamente, forse la distinzione scolastica tra democrazia rappresentativa (in cui siamo immersi) e democrazia diretta rende conto della differenza tra le due posizioni: quasi ogni discorso intorno alla declinazione in rete del concetto di democrazia fa riferimento al modello della democrazia diretta, sbilanciato tra l’inattingibile passato della polis greca e le prospettive futuribili che una volta sarebbero rientrate sotto l’etichetta del socialismo utopico. Anche qui, serve un supplemento di elaborazione.

Il clou nella sessione plenaria BlogbabelValdemarin, dove le rilevazioni quantitative di Ludo tracimano naturalmente in quelle qualitative e riepilogative di Paolo.

Tante non-conversazioni possibili sono mancate all’appello: dagli appena salutati che erano inizialmente nel mio mirino (Lele, Claudio, Massimo, Vittorio, Marco…) a quelli che mi prefissavo di approcciare, come Eio (non ero sicuro che fosse Elui), Maistrello e Giovanni Calìa. Non così fortunato Kurai, sul cui corpo stremato ho infierito in uscita con vaghi farfugliamenti. Fuori, solo qualche aggiornamento con Folletto sul caro estinto. E, naturalmente, il grande Mucignat come perno centrale di confronto lungo tutto il weekend.

Poi, a margine, qualcosa di più vero che ogni tanto mi veniva a cercare su a Mentelocale. E alla fine mi ha trovato, e ce ne siamo andati a passeggio.

11 commenti:

1. Nicola Mattina ha detto:

2 Maggio 2007 @ 22:57

Il tuo post mi fa riflettere sul fatto che quando si affrontano certi argomenti occorre essere assai più strutturati di quanto abbia fatto io. Perché io non ho posto la differenza tra democrazia rappresentativa e diretta e penso che la prima sia inevitabile mentre la seconda mi sembra impraticabile sempre e comunque.
Democrazia non significa che tutti dobbiamo partecipare, ma che possiamo esercitare questa possibilità, anche solo votando una volta ogni cinque anni. Semmai, il problema è partecipare consapevolmente e con cognizione di causa.
Prima o poi avrò il tempo di scrivere qualcosa sull’argomento così da tramandarlo ai posteri 🙂
A presto. Nicola

2. elena ha detto:

2 Maggio 2007 @ 22:57

Ecco qui l’uomo seduto di fronte a me a tavola 🙂
colui che parlava in endecasillabi (e io che credevo che di matti così ci fosse solo Sonetti..)
a Trastevere!!
Piacere di averti conosciuto davanti alle trenette.

3. Antonio LdF ha detto:

2 Maggio 2007 @ 23:10

Ecco perché tra i miei link sei “MArtines senza Nome”..
Non te lo meriti proprio!

😛

4. manuela ha detto:

2 Maggio 2007 @ 23:10

in quanto “vera” direi che è il momento di palesarmi…fatto!!!!!

5. eio ha detto:

3 Maggio 2007 @ 6:34

ma dai! io ti avrei salutato volentieri 😐

6. Luca Mascaro ha detto:

3 Maggio 2007 @ 6:36

Giuro che mi sono perso nella riflessione di Nicola 🙂

Comunque Andrea i tuoi spunti nella riflessione di sabato sono stati importanti al fine del ragionamento tanto che nel week end mi sono arrivate mail da varie persone che mi hanno proposto le loro soluzioni o le loro aggiunte alla riflessione e che in alcuni punti si ricollegavano a cose dette da te.

7. Tambu ha detto:

3 Maggio 2007 @ 8:23

🙂

secondo me prima di tutto un ricordo romanzato è meglio di un non-ricordo. In secondo luogo come ha giustamente fatto notare Cronachesorprese nella post discussione è un problema che c’è in questo momento, con quella generazione. Noi che dello zenacamp ne parliamo all’istante (anche DURANTE) e fissiamo tutto in bit, ne facciamo sia una cronaca che una sintesi riflessiva, alterando ben poco.

Cmq meno male che m’hai linkato e ho trovato il tuo blog, che finisce dritto nell’aggregatore, altrimenti temo ti avrei perso 🙂

8. Tiziana ha detto:

3 Maggio 2007 @ 10:13

Come ho scritto anch’io, concordo con le osservazioni sull’intervento di Nicola Mattina, che pure ha dato buoni spunti di riflessione.
E la tua cronaca riflette bene l’atmosfera barcampesca… chiacchiere, spunti e tanto pesto!

9. alberto d'ottavi ha detto:

3 Maggio 2007 @ 11:41

belin, la cosa che stordisce di più è quante persone NON sono riuscito a salutare / conoscere dal vivo, per non dire delle presentazioni che mi sono perso… grazie per questa tua rassegna

(e per il tuo fantastico inimitabile stile… 🙂

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